
Il viaggio DEGLI eroi: la narrazione audio non è solo voce
Non c’è solo la voce narrante dentro un audiolibro o un podcast: se questo mondo ci appassiona, possiamo scoprire diverse strade percorribili per costruire una professione nell’audio. Cominciamo a parlarne oggi, ma approfondiremo man mano il discorso, parlandone con i diretti interessati.
Hai mai giocato di ruolo?
Io ho tutta la collezione dei manuali di D&D edizione 3.5 immacolati, guai a chi me li tocca, e dopo un’adolescenza passata a giocare di ruolo (cartaceo, più che altro) mi sento di dire una cosa: il gioco di ruolo tira fuori il peggio delle persone.
No davvero, questa che vesti i panni di qualcuno che non sei tu (o che vorresti essere, o che non avrei mai il coraggio di essere) soprattutto quando sei adolscente è una roba pericolossisima.
Io ho visto compagnie, coppie, amicizie storiche sbriciolarsi come il primo Bucaneve quando apri il pacchetto, per quello che usciva dal gioco e come ci usciva.
Il peggio delle persone, giuro, e mi ci metto dentro anche io, eh?
Oh, se poi tu hai esperienze felici da raccontarmi in merito, batti un colpo che mi restituisci un po’ di fiducia nell’umanità.
Scherzo, eh? Il gdr in realtà ha anche tanti risvolti positivi e giocare di ruolo, potenzialmente, insegna anche parecchio.
Soprattutto nella fase di costruzione del personaggio, educa molto al concetto di archetipo narrativo, e se vuoi anche un po’ di archetipo psicologico.
Tipo tutta la divisione tra legale, buono, malvagio, caotico neutrale…e quella roba delle classi che comunque in qualche modo poi, durante il gioco, ti mostra i confini del singolo e come questi confini vengano ampliati,valicati solo ed esclusivamente attraverso il gioco di squadra.
Certo poi dipende dalla squadra perchè quando ti ritrovi a giocare con una coppia nella vita reale che fa coppia anche nel gioco e litiga esattamente allo stesso modo dentro e fuori il gioco, con il risultato che lei gli scaglia una palla di fuoco perché lui ha fatto l’occhiolino alla mezzelfa ranger e mezzo gruppo ci rimane secco nel tentativo di separarli…. ecco…beh…insomma dipende dalla squadra.
E se ci pensi, nella vita di tutti i giorni, privata, lavorativa o artistica, l’importanza del fare squadra rimane invariato.
Ma non giocare in coppia. O, se porprio vuoi farlo, non fare occhiolini ai mezzelfi…
Hai mai fatto il test delle 16 personalità?
Dura tipo una decina di minuti e ti inquadra in una sorta di archetipo di personalità (quindi in qualche modo torni a nel magico mondo dei gdr) Se lo fai dimmi se ti ritrovi.
Io mi ci ritrovo molto, sono un “Sostenitore” cioè tipo il pupazzo a molla con i pon pon che ti sta dietro e dice “dai dai dai che ce la fai, io credo in te”..va beh grazie, quello lo fa il mio coniglio, però lavorativamente parlando è quello che faccio e che fanno i tecnici che lavorano negli studi con me.
Noi siamo quelli che stanno dietro: dietro tutto quello che senti.
E come me, e come noi, c’è un panorama vasto di persone che lavorano dietro un prodotto audio che però, non si vedono.
Musica, audiolibri, doppiaggio…dietro l’artista che emerge, la voce che sentiamo, c’è un team di persone che rendono possibile il fatto che noi ci innamoriamo di quel brano, di quella voce, di quella voce o di quell’artista.
Sono cinque puntate che insisto sulle competenze trasversali del narratore indipendente che fa tutto da solo, e ora sta cosa? Che c’entra?
E c’entra eccome, per più motivi: primo perché se lavoriamo da indie in home studio, capiterà di sicuro che qualche lavoro lo faremo in studio, magari in team con altre persone; a prescindere, io parlo di narratori indipendenti, ma magari l’amore per la narrazione audio porta verso altri percorsi, e credo sia giusto conoscere tutte le figure che stanno dietro le quinte.
Quindi da un lato c’è la volontà di mostrare quanti e quali siano le professionalità che possiamo trovare correlate al mondo dell’audiolibro o del podcast (hai fatto che, soprattutto adesso, si cominciano a sentire dei crediti alla fine dei podcast? Evviva!) e dall’altro -appunto- c’è quella roba un po’ pancia che mi spinge a sottolineare il fatto che sia giusto ricordarci che dietro a quel singolo oggetto o persona sotto il riflettore (o nelle cuffie) c’è un progetto, c’è il sudore di altra gente, ci sono sacrifici, notti insonni, bestemmie (eh oh, tecnici audio, gente peculiare: guarda che quello che fa formazione a me gira con la pistola a pallini: se sbagliamo una risposta, ci spara) insomma c’è il lavoro di diverse persone e sarebbe giusto creditarle, ringraziarle, ricordare che esistano.
Anche perché capire che dietro ogni prodotto artistico c’è un sottobosco creativo che non vediamo ma che contribuisce alla creazione dell’arte che amiamo, ci rende molto più consapevoli anche dei percorsi laterali che possiamo scegliere di intraprendere.
Ti formi come narratore indipendente e quindi studi un sacco di cose, sviluppi un sacco di competenze e hai modo di toccare con mano il dark side of the moon, giusto?
E se quindi a un certo punto tu volessi diventare un regista? Un copy? Un tecnico audio?
Il mondo della narrazione audio non è circoscritto alle voci narranti, se questo mondo ti appassiona, ci sono anche professioni che si possono sviluppare (certo per favore, non cascare nelle trappole per tigri “ah nel mondo dell’audio si lavora sicuro e si guadagna un mucchio di soldi, no! ci sa un culo -posso dire culo? va beh sì è il mio podcast- come una capanna e si deve sgomitare, ma il proprio spazio si trova con la giusta strategia); guarda c’è un parallelismo diretto con la musica: quante volte di una band si conosce il nome del cantante? O si spinge solo l’immagine del cantante? Se poi si tratta di una cantante non ne parliamo. Così negli ultimi vent’anni, grazie anche all’esorbitanza di talent sulla voce- tutti a fare i cantanti (e poi com’è che oggi è tutto trap, che mi sono persa?) Ma se vuoi stare in un gruppo mica devi per forza cantare.
Credo che facilmente ci facciamo un po’ fuorviare proprio dal fatto che gli ingranaggi che compongono il prodotto artistico, spesso non si vedono o si trascurano perché, in maniera molto naturale, noi apprezziamo un prodotto finito e non vediamo tutti gli step e le fasi che portano quel prodotto nelle nostre orecchie.
Però qui, oggi, in questo mio spazio, ci tenevo a dirlo: che non è il viaggio dell’eroe: è il viaggio degli eroi.
Ci tengo a dirlo perché spesso capita che noi stessi ci diamo obiettivi basati su assolutismi: o siamo quello, ma proprio quello specifico, o non siamo niente. Ed è vero che disciplina, impegno, perseveranza ci fanno raggiungere i nostri obiettivi; ma è anche vero che a volte ci mettiamo dei paraocchi che ci rendono difficile goderci il viaggio.
So che il discorso qui diventa complicato, si parla di aspettative, si parla di scelte, di possibilità e non voglio rischiare nemmeno per sbaglio di passare il messaggio fuorviante che “va beh, se non ci arrivi rassegnati e fa qualcosa che riempia quel vuoto” no! Assolutamente.
Voglio però passarti quel concetto salvifico che è: datti la possibilità di cambiare idea, di allargare gli orizzonti, di sperimentare e di metterti in gioco.
Quando un mondo così variegato come il nostro ti appassiona e ci vuoi entrare, è fin troppo facile vedersi sbattere porte in faccia, e le difficoltà in questo caso sono i nostri migliori alleati.
Perché proprio le difficoltà ci danno la straordinaria opportunità di capire se e cosa vogliamo davvero: ci apre lo sguardo a tutte le soluzioni possibili, e in quelle soluzioni possiamo trovare sentieri inaspettati per sviluppare il nostro talento, la nostra attitudine in modi e ruoli che magari neanche avevamo considerato.
Ecco perché è importante capire che questo è il viaggio degli eroi: perché solo conoscendo il davvero il contesto in cui vogliamo lavorare ed esprimerci, possiamo trovare la nostra strada e tutte le strade alternative.
Magari parti che vuoi fare la voce narrante ma, strada facendo, scopri che sei un drago dell’hardware e cominci a occuparti di attrezzatura; oppure fai consulenza di produzione e scopri che in realtà vuoi fare il counselor, no scherzo, che magari la tua strada sta nella scrittura; oppure nell’editing, o nella produzione perché una capacità straordinaria a capire cosa funziona a cosa no.
Quindi quello che oggi voglio condividere con te, tra una caffè e l’altro è proprio questo: concediti il lusso di sperimentare, di capire, di comprendere e di scegliere la tua strada.
Che sia davanti o dietro un microfono.