Mi chiamo Valentina Ferraro, sul web ``La Musifavolista``, e mi prendo cura di storie, progetti e persone. Voce Narrante, Account Manager per Progetti Creativi e Customer Care Specialist, lavoro come freelance e questo è il posto migliore per conoscermi.

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Voce, Armonia e Uniformità: le differenze

Nel momento di condivisione dell’ultimo Circle Reading® è emersa un’interessantissima discussione sulle differenza tra armonia e uniformità nella lettura espressiva, e ho promesso ai partecipanti che ne avrei fatto una puntata.
Oggi, quindi, parliamo dei concetti di armonia a/o uniformità delle voci nella lettura espressiva.
Rode Podcaster e ancora la daw obsoleta, ma ormai ci sto prendendo gusto.

Quando ho deciso di fare questo podcast ho pensato di portarmi avanti di un po’ prima di lanciarlo, quindi di registrare diversi episodi così da non dover rincorrere le pubblicazioni.
E, ovviamente, sto rincorrendo le pubblicazioni, tant’è che ti avrò detto almeno in due o tre occasioni “ah ne parlo nel prossimo episodio” e quel prossimo episodio non è mai arrivato.
Ho davvero tantissimi script in bozza perché ho un sacco di idee e ricevo un sacco di spunti ma ultimamente non faccio in tempo a dire “dai è lunedì, oggi registro” che puff vola via la settimana e io mi ritrovo col calendario editoriale che piange.

Fortunatamente stasera (perché mentre scrivo è sera) c’è stato il Circle Reading® gratuito e aperto a tutti, ed è venuto fuori un bell’argomento di cui parlare, che dà proprio il titolo all’episodio.
Perché nei miei laboratori di lettura creativa si lavora tanto con la voce e con la lettura espressiva, ma prima di tutto si lavora con l’ascolto.
Chi fa Circle con me si subisce ogni santa volta la mia pappardella sull’ascolto, sulla relazione, sullo stare nel suono dell’altro (che mi rendo conto che uno poi dice “ma basta, ma che é? Woodstock ogni volta?) ma per me è davvero il grosso del lavoro.
La voce vive nel corpo e nell’individuo, e quando la usiamo con gli e per gli altri, questi confini si espandono, e la voce diventa parte del cerchio, perché in qualche modo diventa di tutti i partecipanti.
Leggiamo insieme, suoniamo insieme lo stesso testo; che tradotto significa che ci passiamo la lettura, di persona in persona, di voce in voce, creando una lettura fluida.

Quindi quando alla fine della serata io parto col pippone sull’ascolto, di solito finisco con il parlare di armonia, e stasera probabilmente complice la stanchezza, la parola armonia è stata un po’ affiancata alla parola uniformità, quindi una partecipante mi ha chiesto “ma l’obiettivo è quello di leggere tutti uguali?”
E a me son venuti i brividi perché ho davvero temuto di aver passato il messaggio sbagliato ma, cara grazia, come sempre nei Circle si riuniscono persone speciali quindi abbiamo intavolato un bellissimo ma brevissimo scambio sulla differenza fra armonia e uniformità.

Quindi ho chiuso la serata promettendo che avrei fatto una puntata a tema, e siccome come ti dicevo nelle prime puntate il mio calendario editoriale (scrupolosamente redatto dal furetto del mio emisfero sinistro) è il sottobicchiere del coniglio del mio emisfero destro, ed ecco che anche stavolta stravolgo le pubblicazioni.

Però una promessa è una promessa, eh?

Ha mai giocato al telefono senza fili? Quel gioco in cui ci si passa una parola bisbigliata all’orecchio e, quanto questa parola arriva all’ultimo giocatore, magicamente da “capra” si è trasformata in “coleottero muschiato del Perù”.
Ecco questo effetto “telefono senza fili” a me si crea naturalmente quando coniglio e furetto litigano sull’esposizione dei concetti quindi cercherò di essere il più chiara possibile e, soprattutto, farò affidamento al calamaro zen, che è quella parte di me che respira 25 volte prima di parlare (e in questo caso scrivere).

Ho ideato il Circle Reading® dallo spunto dei Circle Singing, quindi dai cerchi di improvvisazione vocale corale, quindi cerchi in cui le persone giocano con la voce cantata intorno ad una serie di input e indicazioni del facilitatore (è un po’ più variegato di così perché persone diverse fanno cerchi diversi quindi se ti interessa approfondisci: ti suggerisco di dare un’occhiata ai lavori di Albert Hera o alla community Circle Singing Roma, di cui conosco Chiara che fa cose spaziali insieme alle sue colleghe)
Quindi parliamo di voce che canta e che, sulla base di determinati suggerimenti sonori, si “armonizza”, il che significa -per dirlo con parole quanto più quotidiane- che canta note coerenti e gradevoli da sentire, rispetto alla nota del compagno/compagna di circle con cui si sta armonizzando.
Quindi non canta la stessa nota ma canta una nota coerente e gradevole, “armoniosa” da sentire insieme all’altra.
Ho fatto una semplificazione estrema, eh?

Quando parlo di armonia nella lettura in cerchio parlo di una simile: non le stesse note, non lo stesso ritmo, non lo stesso modo, ma una nota, un ritmo e un modo coerenti e gradevoli da sentire insieme alla lettura dell’altro o dell’altra.
In realtà è un processo naturale, avviene da sé, provare a forzarlo è poco utile se la finalità non è quella di imitare la lettura d’altri.
E qui, infatti, si racchiude il vivo della questione discussa: per armonia intendo uniformità?
Laddove per uniformità si è inteso “leggere tutti uguale, allo stesso modo?”
Capisci perché mi sono venuti i brividi: no, mai nella vita.

Armonia è qualcosa che ci avvicina alla lettura dell’altro, che sta bene insieme, che muove un flusso piacevole da ascoltare e che, nel suo complesso, consente alla storia (la lettura quindi) di emergere attraverso voci diverse.
Uniformità, per come l’abbiamo intesa nella discussione, corrisponde ad una forzatura imitativa: quindi leggo per forza al suo ritmo, imito la sua prosodia, abbasso o alzo il volume per ricalcare quello dell’altro: in questa descrizione senti da te che si crea una tensione, quasi innaturale.

Voci che si sforzano di leggere tutte alla stessa maniera, si spengono, arrivano all’orecchio come posticce, fasulle, depotenziate.
La cosa davvero difficile da spiegare, collegando queste due cose al contesto del Circle Reading® è la qualità dell’ascolto delle due variabili.
E qui, altro che calamaro, mi serve direttamente un miracolo per esprimermi al meglio e, per favore, tienti a mente che sto spiegando dei concetti non in maniera letterale (non sono la Treccani) ma li sto spiegando dal punto di vista dei laboratori di lettura condivisa.

Quando siamo nell’armonia noi ascoltiamo l’altro e ci lasciamo andare al flusso del momento: quindi siamo nel momento, ci facciamo guidare dalle orecchie, dal cuore, dalla pelle e soprattutto dalle viscere, dall’istinto e dall’intuito; quello che esce è il nostro modo di fare voce, in armonia con il modo di fare voce dell’altro.
Quando siamo nell’uniformità, noi pensiamo di ascoltare l’altro (e in parte lo facciamo) ma ascoltiamo di più noi stessi perché siamo nel totale controllo del momento: quindi rimbalziamo costantemente dal controllo di come l’altro legge al controllo di come noi leggiamo per verificare di averlo fatto nello stesso modo; quindi quello che esce non è il nostro modo di far voce ma il modo di cercare di fare la voce dell’altro (e a volte sull’altro)

In termini di relazione ciò che intendo per armonia nella lettura è l’interazione di voci e personalità diverse che co-creano qualcosa di bello, unite da un fil-rouge, da un flusso di coerenza che le lega e la fa suonare bene insieme.
Diversamente l’uniformità corrisponde ad una sovrapposizione di voci e personalità, che perdono quindi la loro unicità.
Quindi in termini di performance c’è un giusto e uno sbagliato?
No, non esistono un giusto e uno sbagliato nella lettura espressiva, figurarsi nei miei laboratori che sono di vocalità applicata alla lettura creativa.
Ne abbiamo già parlato: non c’è un modo giusto o sbagliato di fare qualcosa se parliamo di arte; ci sono regole, tecniche, e buone maniere, ma in qualsiasi caso vince il contesto.
Il committente ti chiede di recitare? Recita.
Il committente ti chiede di farti tavola bianca? Ti fai tavola bianca.
Leggi per i bambini? Ah, comandano i bambini, eh?

Leggi per te stessa o te stesso? Comandi tu.
E nel Circle Reading® qual’è il contesto?
Dipende, perché in realtà il contesto è condiviso e ciascuno partecipa per i propri motivi.

Qualcuno per esercitare la voce e la lettura, qualcuno per vincere la paura di leggere davanti ad altri; qualcuno mettersi alla prova, qualcuno per divertirsi, qualcuno per rubare con le orecchie dalle altre voci.
Non c’è una forma, non c’è un obiettivo dichiarato; ci sono diversi benefici, e ci sono io che facilito e che, alla fine del laboratorio, tiro fuori tutto quello che ho sentito, con l’idea che, quale che sia il tuo obiettivo, possa esserti utile.

Nella lettura, come nell’ascolto e forse, come nella vita.

A proposito il Circle Reading® è marchio registrato ma mi fa davvero piacere condividerlo e sono disponibilissima a fare formazione, a farlo usare e a portarlo in giro quindi se vuoi farlo scrivimi senza alcun problema, davvero, mi fa solo piacere!