Mi chiamo Valentina Ferraro, sul web ``La Musifavolista``, e mi prendo cura di storie, progetti e persone. Voce Narrante, Account Manager per Progetti Creativi e Customer Care Specialist, lavoro come freelance e questo è il posto migliore per conoscermi.

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Voce e Meditazione: Lasciare Andare

Sul lasciare andare: le farfalle nello stomaco suonano in Re minore.

O perlomeno, nel mio stomaco suonano così ogni volta che devo salire su un palco a parlare o fare formazione.

Mi gira un po’ la testa, poi perdo parte del tatto nei polpastrelli e mi arrivano delle leggere vertigini, il cuore batte nell’esofago e, a quel punto, mi rendo conto che sono decisamente in respirazione apicale…

Sì, parliamo di ansia da prestazione.

Cerco la centratura, torno giù col respiro e torno con la mente a mio nonno che mi prende le mani dicendomi che “sbagliare è bellissimo perché puoi imparare un sacco di cose nuove”.

Di solito dura un paio di minuti e poi, finalmente, lascio andare.

Cosa? La paura di fare errori, di essere giudicata, di non essere perfetta, di dimenticarmi qualcosa, di non essere capita o apprezzata; principalmente lascio andare il controllo e nutro ciò che costruisce la fiducia.

Lasciare Andare

Il lasciare andare è uno dei concetti base della midfulness e ci si lavora (duro) in ogni pratica; analogamente il lasciare andare si vive in voce, sia nella performance che nella fonazione, a diversi livelli.

Quando siamo troppo nel controllo (di ciò che dovremo dire, leggere o suonare) creiamo costrizioni e tensioni; l’ascolto si gira verso l’interno, togliendo spazio alla relazione con l’altro e dilatando lo spazio così che, impegnati nel cercare di sentire cosa stiamo sbagliando…sbagliamo.

L’opposto del controllo, d’altra parte, è un abbandono totale che rischia di minare l’efficacia del momento: sarebbe poco utile presentarsi su un palco senza la minima idea di cosa dire o senza alcuna competenza vocale.

Come sempre parliamo di equilibrio, di omeostasi e di consapevolezza; ma parliamo anche di competenza e di radicamento.

Quando siamo preparati nella nostra materia, solidi nelle nostre radici, allora possiamo avere spazio interiore per l’improvvisazione, esattamente come succede con la voce: quando abbiamo sviluppato la capacità di sentire cosa e come suoniamo, comprendiamo i meccanismi sonori e li lasciamo liberi di far da sé quando ci esprimiamo suonando la voce.

La mente, a questo punto, ha l’ultima parola.

È normale tendere a stare nella mente anziché nel momento, anteporre l’auto-giudizio al gesto sonoro a scapito della spontaneità, ma quando questo danneggia il nostro momento espressivo, ci crea ansia e paure o addirittura ci blocca…che si fa?

Si elabora una strategia che ci consente di rispondere in maniera funzionale alle situazioni anziché reagire in maniera disfunzionale; lo si fa con il tempo, con l’intenzione e con l’impegno individuale, nella voce come nella meditazione.

Lo si fa (anche) con la meditazione.

Si lavora sulla capacità di stare attraverso una presa di contatto di sé, delle emozioni vive, del contesto e del momento. A parole suona tutto come una magia di Hogwarts, lo so, ma non c’è altro modo di capire se non quello di provare.

Stare nella Voce

Stare nel momento e stare nella voce sono lavori paralleli di basso impatto ma di alta intensità, e sono esperienze da vivere, materia umana che costruisce memoria muscolare ed emotiva al servizio della performance.

Parlare del Circle Reading® al CircleLand Festival è stato fortemente emozionante: ho avuto paura, ero entusiasta e, al tempo stesso, ero motivata dall’energia condivisa e decisa a far conoscere questo progetto alla platea.

Ho sentito arrivare l’ansia, le ho dato due minuti di spazio, poi l’ho ringraziata per l’allerta e la scarica di adrenalina e l’ho lasciata andare, fiduciosa nel fatto che tutto quello che mi serviva sapere l’avevo dentro e l’unico modo di portarlo fuori era lasciar fluire, non irrigidire per controllare. Gli errori sono parte del gioco e sono insegnamenti potenti, come diceva il nonno.

Ne ho fatti? Non lo so: ero talmente viva nel momento che sono andata in sospensione di giudizio e mi sono vissuta l’emozione del palco e la cazzimma della risposta del pubblico.

Lasciare andare, o meglio lasciare che sia, è un gesto di costruzione di fiducia nel processo, nella voce e in sé stessi; è una qualità che alleniamo con la meditazione e con il lavoro sulla voce.

In Mettiamoci la voce lavoriamo sulla voce a 360° e, con il nuovo anno formativo, porterò parte della meditazione nei corsi e nelle attività vocali ma non solo: riprendo i percorsi di meditazione e gli incontri di meditazione metta aperti, con l’obiettivo di costruire dei piccoli intensivi per il 2024.

Cominceremo in maniera molto pratica a settembre, al Festival Intrecci della Valle d’Aosta, dove condurrò le meditazioni del mattino per i trekker in partenza, e dove terremo alcuni panel sulla voce e sulla narrazione audio.

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Un abbraccio, ovunque tu sia