Mi chiamo Valentina Ferraro, sul web ``La Musifavolista``, e mi prendo cura di storie, progetti e persone. Voce Narrante, Account Manager per Progetti Creativi e Customer Care Specialist, lavoro come freelance e questo è il posto migliore per conoscermi.

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Voci dal mondo. Lavorare sui suoni delle lingue

Premetto che pui ascoltare anche se non parli Alto Valiriano o imiti il verso dei raptor.
Hai mai pensato di educare la voce ai suoni delle lingue straniere?
E hai mai pensato di usare un’app per farlo?
Nessuno mi paga per darti questi suggerimenti ma mi fa piacere raccontarti come studio i suoni delle lingue negli ultimi anni.
Ti prendi un caffè con me in questo episodio di Narratrice Nomade?

Credo di avere seri problemi di ironia. Credo di averli sempre avuti.
La maggior parte delle cose che fanno ridere un sacco di persone io non le capisco oppure, se le capisco, non mi fanno ridere.
Hai presente che cosa imbarazzante quando ti devono spiegare una battuta perché non l’hai capita e mentre te la spiegano si rendono conto che spiegandola non fa neanche più ridere e cala il gelo nella stanza? Ecco.
Poi di contro ci sono cose all’apparenza stupidissime che non fanno ridere nessuno e a me fanno sbellicare, ma da lacrime eh?
Tipo ascoltare la voce di Gollum nel doppiaggio brasiliano del Signore degli anelli.
Lo so che mi sto dipingendo come un caso umano in questo podcast ma guarda che sono sicura che anche tu, sotto sotto, hai quelle peculiarità di cui ti vergogni…che so, tipo, che conservi le forchette tutte girate nello stesso verso nel cassetto, oppure che devi avere un quaderno e una penna nuovi per ogni progetto, che conservi i denti del tuo gatto in una scatolina di porcellana o che da qualche parte nell’armadio hai un barattolo con dentro la bambolina voodoo del tuo ex con tutti gli spill–ah-ehm…no? Troppo? Ok

Beh ma sono sicura che questa ce l’abbiamo tutti: quando andiamo in vacanza in un paese straniero, ci viene voglia di imparare la lingua del posto. Dai questa è molto più comune. Per lo meno delle bamboline voodoo.
Scherzi a parte chi non si è mai cimentato, per necessità o per piacere, nello studio -anche sommario- di una lingua straniera?
E di sicuro quando vai all’estero, specie se il posto ti piace, fa venire voglia di impararne la lingua, vero?
Quando ti ritrovi immerso in una lingua che non conosci, senti proprio un clic nel modo in cui ascolti: si è più attenti ai suoni, alle inflessioni, alla ricerca magari di parole che suonino in modo simile a quelle che conosciamo…insomma ci immergiamo nel suono della lingua del posto.
Per me, personalmente, il grande fascino sta nella musicalità del parlato, nella peculiarità dei suoni e la parte più divertente sta nel tentare di riprodurli.
Ammiro tantissimo gli artisti che riescono a imitare gli accenti, le sonorità e la musicalità delle lingue e dei dialetti, la trovo una stupenda manifestazione della capacità di adattamento del nostro corpo-strumento.
Da quando uso la voce come strumento di esplorazione, cerco di imitare con la voce quanti più suoni posso (compreso anche il verso del velociraptor di Jurassic World, ci ho passato mattinate in macchina cercando di dare un colpo di glottide con risonanza nasale che funzionasse…e niente, scarsissimi risultati, però se mi ricordo ti lascio in descrizione il video di un tizio che è pazzesco!)
E’ un po’ come un gioco: diventa una ricerca della posizione, della risonanza e del movimento più corretto per arrivare a quel suono; non mi interessa riprodurlo fedelmente (anche se mi piacerebbe) ma quel che conta per me è capire come suona.

…ok quanti utenti sono rimasti dopo aver letto la cosa del velociraptor?

Ti ricordi quando era uscito Il Signore degli Anelli o il primo Avatar?
Quanto scalpore aveva fatto il fatto che le lingue fossero state costruite per la narrazione e che ci fossero corsi (all’epoca anche un discreto numero di forum) per impararle?E la colonna sonora de Il Gladiatore? Con il canto mistico di Lisa Gerrard che tutti cantano senza sapere cosa cavolo dice (perché in effetti canta in glossolalia e quindi lo sa solo lei)
E se ti dico Klingon o Alto Valiriano?
Tutte lingue inventate, fantastico, ma con sonorità ben precise e, ovviamente, costruite da linguisti.
Che la lingua in questione sia terrestre o meno, reale o inventata di sana pianta, ci cambia poco: quello che conta è il complesso di suoni che la distingue.

Che si tratti di un dialetto o di una lingua straniera vera e propria, i suoni che ne compongono la prosodia sono sempre caratteristici e interessanti da conoscere e riprodurre.
Perché? Per più motivi: qualcuno può voler o dover narrare in lingua straniera (o semplicemente migliorare la propria pronuncia), qualcuno può farlo per educare a voce a nuovi suoni, per esigenze artistiche o professionali, altri per il puro gusto di esplorare, conoscere e affinare il modo in cui emettiamo i suoni: ad esempio io, che trattando di propedeutica vocale e lavorando all’editing della voce ho una sinistra fascinazione per le caratteristiche dei suoni parlati.

Conosco diverse persone che, ogni tot, imparano una nuova lingua così, per pura passione.
E qui arriva il punto: come ci avviciniamo ai suoni delle lingue straniere?
Puoi scegliere di frequentare dei corsi in presenza oppure online, e questo è estremamente utile per imparare sul serio la lingua in questione. (Ovviamente dipende dalle tue esigenze)
Se invece ti interessa semplicemente esplorare i suoni e provare a riprodurli per impreziosire il tuo personalissimo archivio vocale e sonoro, allora ti racconto il modo in cui lo sto facendo io in questi ultimi anni.
Grande premessa: nessuno mi paga per dire nulla (ma casomai voleste farlo potete contattarmi a info@lamusifavolista.it)
App, baby. Nello specifico Babbel e Duolingo.
Nel 2013 ho usato per la prima volta Babbel per studiare lo spagnolo (perché all’epoca, con il mio compagno di allora, progettavamo una vita alle Canarie, e…che te lo dico a fare? Andata in vacca!)
Sono sempre stata restia ad usare applicazioni per imparare una lingua straniera, ma ti dirò che mi tornò molto utile, soprattutto perché -essendo io uditiva- la componente sonora era -ed è- predominante.
App come queste sfruttano un sistema mnemonico per cui tu sei invitata a sentire e ripetere molte volta parole e frasi, abbinandole a immagini e stimoli visivi, quindi memorizzi molto facilmente i concetti base. La parte parlata è molto interessante perché la riproduzione del suono viene valutata dall’app stessa: quando devi ripetere parole o frasi, lo fai al microfono del telefono quindi il tuo audio viene in qualche modo processato e comparato, e l’applicazione valuta (ricordiamoci che è un’app) la coerenza del suono.

Ti ho detto che il progetto Canarie andò in vacca quindi, negli anni successivi, con l’esatto obiettivo del lavoro sulla voce e sul suono (perché appunto in quegli anni seguivo il mio percorso formativo) sono passata a Duolingo.
Non mi interessava imparare una lingua specifica ma l’applicazione dava -e da- la possibilità di scegliere davvero un gran numero di lingue da imparare, quindi di suoni da rubare.
Perché, parliamoci chiaro: il lavoro h24 sull’ascolto ci serve per imparare a rubare con le orecchie e riprodurre con la voce.
Tanto più ascoltiamo, tanto più cerchiamo di riprodurre, tanto più ci educhiamo al suono: ne abbiamo già parlato, non possiamo vedere cosa facciamo internamente per emettere il suono, possiamo solo sentire, quindi dobbiamo allenare le sensazioni e le percezioni del suono.

Su Duolingo (a cui ti iscrivi gratuitamente) ho trovato davvero interessante lavorare ai suoni del russo, del navajo, del francese (che in realtà saprei ma che non uso da ben più di 25 anni) e poi avevo tentato di imparare, però per davvero, l’Alto Valiriano.
Che lì mi sono fermata un attimo e mi sono chiesta: ok, ma che me ne farò mai nella vita di saper parlare l’Alto Valiriano?
E la risposta è niente di pratico in effetti, ma sarebbe fighissimo usare una lingua di nicchia con il proprio partner, per poter parlare in codice all’occorrenza…sai, in caso di spionaggio,attacco terroristico, invasione aliena…sai che quando facevo la formatrice istruivo i miei team a progettare un piano di sopravvivenza in caso di attacco zombie?
Fantasie malate a parte, studiare i suoni della voce è molto utile per imparare a usare al meglio il nostro strumento, allenarci all’emissione, sviluppare il rapporto entero/propriocettivo che ci aiuta a condurre il suono come e dove vogliamo e, non ultimo, a esplorare una gamma prosodica differente dalla nostra che, se lavoriamo con la voce, torna sempre utile.
Quindi, il succo di questa puntata è: se stai studiando l’uso della voce, o hai gravi problemi tipo i miei, ti propongo questo gioco vocale: iscriviti a Duolingo (o ad un app simile) e ogni mese, scegli una lingua differente da imparare!
Bastano davvero pochissimi minuti al giorno, esattamente come per la meditazione e per la cura della voce (hai sentito l’episodio sulla routine giornaliera? Ecco, potresti aggiungerci anche qualche minuto di queste app)
La verità è che per imparare a usare la voce, a trovarne suoni e colori, bisogna tornare a giocare: a sentirsi bene nella dimensione del gioco e della sperimentazione, senza giudizio, senza la pretesa degli adulti di dare un voto alla performance ma con lo sguardo brillante dei bambini, che sanno sempre prendere seriamente il gioco, così seriamente da farne arte.